lunedì, aprile 23, 2007

Il Pandoro di Guido - Capitolo 1

Il Pandoro di Guido
Capitolo 1

Correva l’anno 1995 , era dicembre inoltrato ed il solito strato di gelo era calato anche in Romagna, la terra del sole. Guido, fresco come una rosa dopo le dieci ore quotidiane trascorse nella cucina del ristorante presso il quale lavorava da tanto tempo si accingeva a tornare a casa, un piccolo ma confortevole appartamento a Bellaria che condivideva con la sua allora compagna Sabrina.
Non prima, immancabilmente, della consueta capatina in palestra giusto per sollevare qualche tonnellata metallica che non fa mai male.
Già perché il nostro eroe aveva vivi trascorsi da atleta semi-professionista di body building, arrivando fino al secondo posto nel campionato nazionale esordienti nella categoria dei pesi massimi (e dove sennò).
Se qualcuno di voi ha lavorato in cucina ed ha conosciuto qualche culturista convinto riconoscerà facilmente queste peculiarità. Uno chef non ha mai appetito, quantomeno sul posto di lavoro, un po’ a causa della tensione che i ritmi del servizio impongono, un po’ per la comprensibile nausea che maneggiare continuamente gli alimenti genera. Tutto ciò fa stridente contrasto con l’altra sua personalità, quella del pesista, che per esigenze astruse di cali di zuccheri e fantomatici ragionamenti sulla curva glicemica è portato a trangugiare con voracità ogni genere di schifezza, salvo poi nei giorni precedenti alla gara seguire un’astinenza pressoché totale.
Guido e Sabrina più che amanti erano coinquilini, e non perché non c’era affetto tra loro ma semplicemente a causa dell’incompatibilità dei rispettivi orari lavorativi. Lui via dalla mattina presto per il doppio turno al ristorante, dal quale faceva rientro non prima delle ventitre. Lei a quell’ora aveva ancora i bioritmi un po’ addormentati, e terminata la cena-colazione si apprestava a prendere servizio in uno dei gloriosi pub della riviera, non rientrando a casa prima delle sei del mattino.
Facendo un rapido calcolo quindi le occasioni d’incontro erano davvero poche, limitate per giunta a pochi minuti ciascuna, ma forse proprio questo era il segreto della loro stabile relazione.
Quella sera Guido, rincasato con la solita puntualità, era riuscito addirittura a mangiucchiare qualcosa con Sabrina ed a scambiare quattro chiacchiere; nulla di profondo, le solite domande sulla giornata appena trascorsa e sui progetti delle future ferie.
“Amore, io devo scappare al lavoro, ma ti ho lasciato nella credenza un pandoro che ho comprato oggi al supermercato. E’ uno di quelli grandissimi, burrosi, che fanno ingrassare solo a guardarli. Assaggialo e dimmi che ne pensi, che tra poco dovrò fare la scorta per Natale”.
Qualche minuto per sistemare i panni sporchi che la cucina inevitabilmente lascia, una rapida doccia fatta sempre malvolentieri (non è un amante dell’acqua) e le solite orette riposanti in compagnia della fidata televisione.
Guido aveva un indicatore di rilassamento infallibile: quando aveva totalmente eliminato le scorie fisiche e mentali della giornata lavorativa gli veniva fame, ma non il solito appetito che ogni sei ore prova qualsiasi essere umano, ma un atavico buco nello stomaco che necessitava riempire. E cominciava la razzia, al termine della quale, sazio e felice, prendeva congedo dal mondo per qualche ore di sonno ristoratore.
L’indomani mattina il rituale si compiva nella solita maniera, e mentre Sabrina faceva una meritata doccia per eliminare i fumi e gli odori del locale Guido preparava un corposo caffè, robusto ed aromatico, e la attendeva pazientemente seduto al tavolo della cucina.
“Allora, dimmi un po’, l’hai sentito il pandoro?”, domandava lei in trepidante attesa.
“Certo, come da tuoi ordini”, rispondeva lui in tono simil-militaresco, un retaggio dei tempi andati da paracadutista nella Folgore.
“E che ne pensi?”.
Qualche attimo di silenzio e concentrazione…
“Buono è buono, solo che dopo un po’ stomaca”.
Quando uno chef sentenzia sul cibo è legge per tutti, e così i due si lasciavano con un bacio augurandosi le rispettive felicità giornaliere.
Prima di andare a dormire però Sabrina doveva fare ancora qualcosa; sentiva un moto di rimorso e voleva verificare personalmente la reale qualità di quel pandoro. Accompagnata dal sesto senso che contraddistingue tutte le donne si avvicinava quindi alla credenza, speranzosa che le sensazioni negative non trovassero riscontro nella realtà.

“Sfido io che dopo un po’ ti ha stomacato…”, pensava tra sé e sé, “…te lo sei mangiato tutto!”.